L’intolleranza al pomodoro, di cui poco si parla, rappresenta invece una delle intolleranze più fastidiose che possano esistere, al pari di quella al glutine, al lattosio e molte altre.
Evitare il pomodoro non è così semplice, in quanto questo alimento è presente, anche se in quantità minime, in molti prodotti, come ad esempio, minestre surgelate e dadi da brodo.
Evitare l’ortaggio di per sè non sarebbe un problema, ma eliminare dalla propria dieta l’intera gamma di prodotti in cui esso è presente, è molto più complicato.
L’intolleranza al pomodoro, sia crudo, che cotto, provoca non pochi sintomi, innanzitutto disturbi gastro-intestinali, come diarrea, dolori addominali, reflusso gastrico con conseguenti bruciori di stomaco, nausea, nei casi più gravi anche vomito, ma non solo.
Molto spesso si verificano eruzioni di natura cutanea, come rush cutanei, arrossamenti della pelle, orticaria e gonfiori intorno alla mucosa della bocca.
Nei casi più gravi possono verificarsi attacchi di asma e shock anafilattico.
Per essere certi di soffrire di questo tipo d’intolleranza esiste un metodo.
Per un giorno intero si prevede l’assunzione di pomodoro, poi per tre giorni va eliminato dalla propria alimentazione.
Questo regime dietetico va seguito per almeno quattro o sei settimane, in modo tale da avere conferma, o da poter escludere, l’esistenza di tale intolleranza.
Comunque va precisato che la soglia d’intolleranza al pomodoro varia da individuo a individuo, non è sempre la stessa, varia notevolmente.
Un test in uso potrebbe essere quello dei laboratori Daphne Lab che analizzano varie tipologie di pomodori: da insalata, pelati, pomodorini, ecc..
Vi sono alcuni rimedi per cercare di tenere sotto controllo questo tipo d’intolleranza.
Ovviamente la regola principale consiste nell’eliminare dalla propria dieta l’alimento incriminato, ovvero il pomodoro, tutti i suoi derivati e i prodotti in cui è presente, anche se in minima quantità.
Poi può risultare utile introdurre nella propria alimentazione alcuni integratori come gli omega 3, in quanto dotati di un’azione antinfiammatoria, gli omega 3 sono presenti prevalentemente nelle noci, semi di lino e nel salmone.
Consumare il thè verde può risultare ugualmente utile, in quanto dotato anch’esso di un’azione antinfiammatoria.
Inoltre per i disturbi di natura intestinale può risultare benefico il macerato glicerico di noce juglans regia, si consiglia di assumerne 50 gocce in poca acqua una volta al giorno.
Infine i fermenti lattici , in quanto indispensabili per ripristinare il buon equilibrio della flora intestinale, in particolare il lactobacillus acidophilus e il lactobacillus lactis, una bustina al giorno, meglio a digiuno.